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Descrizione

Nascita e origine del soprannome

Tommaso di Mone Cassai nasce a San Giovanni V.no il 21 dicembre del 1401. L’origine del soprannome “Masaccio” é così ricostruita dal Vasari: “Fu persona astrattissima e molto a caso, come quella che, avendo fisso tutto l’animo e la volontà alle cose dell’arte sola, si curava poco di sé e manco di altrui. E perché è non volle pensar giammai in maniera alcuna alle cure o cose del mondo, e, non che altro, al vestire stesso, non costumando riscuotere i danari da’ suoi debitori, se non quando era in bisogno estremo, per Tommaso (che era il suo nome) fu da tutti detto Masaccio”.

Poco si sa della fanciullezza e giovinezza valdarnese del grande pittore. In Valdarno avrà intrattenuto rapporti con alcuni dei pittori che vi risultano attivi. Tra essi, verosimilmente, Mariotto di Cristofano che anni dopo sposerà la sorella di Masaccio Caterina.

Il trasferimento a Firenze

Il trasferimento di Masaccio a Firenze avviene nel 1417. Nel 1419 vi risulta già attivo come “dipintore”. Nella grande città lo impressionano le recenti rivoluzionarie creazioni di Donatello e Brunelleschi con i quali stringe presto solidi legami di amicizia. E’ documentato ancora a Firenze, insieme con la madre Monna Jacopa e con il fratello Giovanni detto lo Scheggia, il 7 gennaio del 1422. In quel giorno il pittore s’immatricola all’Arte dei Medici e Speziali.

 

Il Trittico di San Giovenale

La prima opera nota, il Trittico di San Giovenale, attualmente conservato a Cascia di Reggello, reca in lettere umanistiche la data 23 aprile 1422. E’ un’opera rivoluzionaria che rivela nel giovanissimo maestro un’impressionante maturità e una chiarezza e lucidità di idee in materia di pittura che non avrà mancato di stupire i contemporanei. I tre scomparti del trittico consentono di seguire, in tempo reale, il crescere di consapevolezza e la maturazione del maestro: salda costruzione prospettica di una limpidità brunelleschiana, rifiuto delle eleganze calligrafiche alla Gentile da Fabriano, gestualità essenziale e scarna che sembra attingere motivi di ispirazione al Giotto degli affreschi delle Cappelle Bardi e Peruzzi in S. Croce.

L’incontro e la collaborazione con Masolino

Intanto Masolino, nato probabilmente a Panicale di Renacci e di ritorno da un primo viaggio in Ungheria, si iscriveva quarantenne, nel 1423, all’Arte dei Medici e Speziali. A partire da questo momento ha inizio una collaborazione fra i due pittori valdarnesi che durerà fino alla morte improvvisa e misteriosa di Masaccio. I due maestri rappresentano indubbiamente due personalità antitetiche: Masolino è saldamente ancorato alla corrente del gotico internazionale e si avvicina in maniera superficiale alla nuova maniera masaccesca. Il diverso temperamento non sembra aver tuttavia rappresentato un serio problema e un ostacolo alla loro collaborazione.

 

La Sant’Anna Metterza

Alla fine del 1424 risale la prima opera frutto della collaborazione fra i due maestri. Nella Sant’Anna Metterza, eseguita per la chiesa fiorentina di S. Ambrogio si devono a Masaccio la salda costruzione prospettica del trono semplice e scarno, l’impostazione “neogiottesca” della Vergine, il richiamo, nel bambino, alla scultura antica rivissuta attraverso le esperienze donatelliane. A Masolino si debbono l’incerta S. Anna e alcuni degli angeli, i più delicati, nel lirismo accentuato del loro linearismo tardogotico.

 

Masaccio a Pisa

Masaccio è documentato con il fratello Giovanni, dal 19 febbraio al 26 dicembre del 1426, a Pisa. Nella città marinara il grande pittore dipinge per una cappella della chiesa del Carmine il noto Polittico di Pisa ora smembrato e diviso fra vari musei.

La Cappella Brancacci

Nell’autunno del 1424, Felice Brancacci, ricco mercante di seta, uomo politico e genero di Palla Strozzi, aveva nel frattempo commissionato la decorazione ad affresco della Cappella Brancacci, nella chiesa fiorentina del Carmine, verosimilmente al solo Masolino. Quest’ultimo, che aveva già collaborato con Masaccio nella Sant’Anna Metterza, pressato dagli impegni e prossimo a partire, il successivo I8 settembre del 1425, per l’Ungheria si era associato nell’impresa Masaccio.

 

Gli affreschi della cappella, una delle pagine più esaltanti della storia pittorica dell’occidente, sono giunti miracolosamente a noi in modo avventuroso

 

La collaborazione fra i due maestri, durata alla Brancacci un solo anno, per la partenza di Masolino per l’Ungheria, deve aver avuto inizio fin dai primi momenti. È già documentabile nella decorazione delle volte, dei lunettoni e delle semilunette, andate distrutte già prima dell’incendio del 1771 che devastò la chiesa ma risparmiò la cappella. La collaborazione è ancora rilevabile nell’ordine superiore delle pareti della cappella mentre quello inferiore è evidentemente posteriore alla partenza di Masolino.

 

La collaborazione è rilevabile, talvolta, nell’ambito di una stessa scena. A Masolino si deve, ad es., il volto di Gesù nell’affresco del Tributo, interamente realizzato per il resto da Masaccio. I recenti restauri hanno invece confermato la completa autografia masoliniana dell’affresco con La Guarigione dello Zoppo per il quale si era supposto un intervento di Masaccio nel disegno delle architetture in prospettiva sullo sfondo.

 

La Trinità di S. Maria Novella

Poco prima della partenza per Roma Masaccio darà un saggio delle sue ricerche prospettiche nell’affresco della Trinità per la navata sinistra della chiesa fiorentina di S. Maria Novella. La trinità fra Maria, San Giovanni e i due committenti é collocata sullo sfondo di una solenne architettura brunelleschiana.

 

La partenza per Roma e le ultime opere

Masaccio parte per Roma alla fine del 1427. Lo attendono Masolino e gli affreschi della cappella del cardinale Branda Castiglione in S. Clemente. La prevalenza dello stile tardogotico rende problematico individuare il preciso apporto di Masaccio alla decorazione della cappella. Documenta in ogni caso il conservatorismo della corte papale e di altri illustri committenti.

Non sorprende che i Colonna scelgano Masolino per affidargli l’esecuzione del trittico destinato alla loro cappella in S. Maria Maggiore. La collaborazione di Masaccio è rilevabile esclusivamente nel Laterale con i santi Girolamo e Giovanni Battista.

 

Masaccio muore, subito dopo, ventiseienne, misteriosamente. Commenta il Libro di Antonio Billi: “Morse in Roma, et dicesi di veneno, d’anni 26. Era assai amato da Filippo di Ser Brunellesco, et insegnolli assai cose. Et quando intese detto Filippo la sua morte, dimostrò essergli grandemente molesta, et co’ suoi domestici usava spesso dire: ‘Noi habbiamo fatto una gran perdita’ “.

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Pagina aggiornata il 04/10/2024